Quante volte ti sei sentito col cul* a terra?
O hai sentito quella sensazione di non sapere come superare la paura di fallire?
Ogni volta, ogni esame, incontro, colloquio o appuntamento ti sale il solito quesito: ci riuscirò? E se andrà male? Saprò come fare?
Oggi vediamo insieme cosa succede e perché sei invaso da questi sentimenti.
L’articolo è un po’ lunghetto… ma se riuscirai a seguirmi punto per punto capiremo bene e passo passo cosa avviene.
Partiamo.
1. La verità è individuale
Esiste un modo per capire come superare la paura di fallire, ed è strettamente individuale.
La cosa necessaria è iniziare a conoscerne i meccanismi e capire come si muovono dentro di te.
Ci sono? No? Sicura, sicuro? Non è che ti stai difendendo? Boh, chiedo.
Pensaci.
Perché proprio la riflessione è l’arma più potente che hai.
Puoi usare la tua consapevolezza per contrastare i meccanismi disfunzionali, mettere una mano a terra e finalmente alzare quel culo da terra.
Ci stai?
Cos’è e come superare la paura di fallire
Immagina di voler scalare una montagna.
Per farlo avrai bisogno di un’attrezzatura specifica: dei picconi, corde speciali, scarponi da scalata.
E tu, che sei sul pezzo, hai comprato tutto l’occorrente. Hai pure salutato mammà, amici, parenti e fidanzati/e… Ti sei agghindato ben benino e ora sei pronto per la vetta.
Eccoti: ai piedi della montagna. La guardi da qui giù mentre tutti si aspettano la tua partenza!
La guardi, la guardi… e…
Dentro di te vieni invaso. Da chi? Ma da loro: le domande fisse:
Come faccio?
E se non ci riesco?
Se cado?
Come supero la paura di fallire?
E quindi che fai?
Addio mondo, molli e vai a farti una passeggiata al mare.
È quello che succede quando abbiamo paura.
Cioè? Molliamo.
E perché? Cioè, per quale motivo accade?
- Troppo alta la vetta in sé? Nah, ci sono già riusciti altri.
- Troppo faticoso? Nemmeno, l’abbiamo pure desiderato!
E allora per quale motivo molliamo e non sappiamo come superare la paura di fallire?
- Forse non abbiamo le capacità? Neanche, se sei arrivato fin lì le capacità ci sono.
E quindi, che succede porca pupattola?
Sto per dirtelo, ma prima voglio avvisarti:
Per capire come superare la paura di fallire è necessario scomodarsi un po’.
2. Un’altra verità è che usiamo il potere della nostra mente nella direzione sbagliata
Se ti stai chiedendo che c’entra il potere mentale, seguimi bene.
Ci sei? Perfetto.
Ecco cosa accade:
Siamo talmente bramosi di raggiungere la vetta che nella testa ci prefiguriamo tutti gli scenari possibili e immaginabili, per controllarne la riuscita.
Ma anziché usare le nostre energie in una visione paradisiaca, mettiamo tutto il potenziale nell’unica cosa in cui ci sentiamo estremamente abili: anticipare i disastri con la sola forza del pensiero.
Sì dai. Chi non si è mai fatto un film in testa, con mega effetti speciali, dall’inizio fino ai titoli di coda, passando per i plot twist da finale disastroso da Oscar?
Accade uguale con la paura di fallire:
Sappiamo bene che avremo la possibilità di sbagliare. Ci prefiguriamo tutte le combinazioni possibili da fare invidia a Shining e l’Esorcista.
Anticipiamo il peggio.
Perché se dovesse accadere non potremmo mai perdonarcelo. E prevederlo ci fa sentire paradossalmente al sicuro.
Riassumendo questa prima parte:
Gli standard che ti poni sono talmente alti che anziché aspettare che il fallimento arrivi dopo averci provato e sofferto, te lo anticipi, senza saperlo.
“Ma è paradossale, Antonietta!!!”
Oh, sì! Urca se lo è.
Noi esseri umani siamo complessi. Solo che ogni tanto ci piace proprio rendere le cose complicate.
E sai perché?
Per mantenere una sopravvivenza in questo ambiente.
E ora passiamo al secondo punto…
3. La società in cui viviamo oggi è risultato-centrica e noi ci sguazziamo dentro come paperelle in un laghetto
Intendo questo: Pur di sentirci accettati da questa società, ci diamo obiettivi irrealistici, sempre più in alto, sempre più ganzi… e poi cerchiamo su Google “come superare la paura di fallire“.
Hai presente “l’importante è partecipare?”
Col cacchio, oggigiorno non funziona così.
Adesso vige questa cosa che chiamano FOMO.
E ogni volta che ne sento parlare mi viene da ridere, perché mi vengono in mente le pubblicità degli anni 90 del mocio mop per lavare i pavimenti.
Lo so: non c’entra niente. Ma io ogni tanto faccio connessioni bizzarre.
Comunque, la FOMO è letteralmente “Fear Of Missing Out“, paura di essere tagliato fuori.
Fuori da cosa?
Dal gruppo dei pari, cioè dei nostri coetanei.
E se stai pensando al confronto che facciamo spesso con i colleghi all’università o con i migliori amici che si realizzano, ci hai beccato.
In questa società risultato-centrica, se non porti a casa il massimo sei uno sfigato. E per la FOMO facciamo di tutto per fissarci obiettivi super.
Non so se ci hai fatto già caso, ma tutto il marketing spietato di quei simpaticoni che vendono il metodo di studio universitario infallibile (che non esiste) ruota attorno a questa pressione sociale di appartenenza.
“Muovi il culo”
“Smetti di fare schifo all’università”
“Stupisci il prof e fai 7 esami in 7 giorni”
“Diventa Genio in 21 giorni”
“Sviluppa tutto il tuo potenziale”
“Diventa imprenditore di successo e fai vedere agli altri chi sei”
E via dicendo…
Quando ti promettono che farai gli esami in 7 giorni e ti laureerai come primo della sessione, “yuhu addio colleghi sfigati”, stanno facendo leva sulla tua FOMO.
Senza considerare che per essere davvero di successo non è necessario laurearsi in fretta, ma imparare ad accrescere le proprie competenze nello studio prima, e nel lavoro poi.
Altrimenti nel mondo del lavoro ti giri i pollici. Col 110 e lode, ma sempre i pollici ti giri. Sempre se trovi lavoro (che oggi non è scontato). E se hai paura di non superare un colloquio, superare la paura di fallire sarà davvero l’ultimo dei tuoi problemi.
Perché? Perché non ne avrai le capacità, visto che la tua unica preoccupazione era come superare l’esame in 7 giorni, o anche meno. Magari senza fare nemmeno lo sforzo di studiare.
Ma il problema non è come superare l’esame senza studiare, quanto piuttosto che cosa ti resta dopo.
Perché è a quello che dovrebbe servire lo studio.
E allora lo sfigato non sarà quello che impiega un mese per studiare, ma quello che ha comprato il metodo di studio miracoloso, che gli fa superare un esame senza sapere un caiser di ciò che dovrà fare nel mondo del lavoro.
E ora che ci penso, non sei ganzo perché “appartieni” a quella cerchia di tendenza spinto dalla FOMO, ma ne vieni usato: rimani una pezza sporca, lurida, inzuppata d’acqua che serve solo a rendere i pavimenti più lucidi, ogni qualvolta vengono sporcati quando gli altri li calpestano.
Bella merda. Ops. Dico spesso le parolacce, non l’avevo anticipato?
Comunque, tornando a noi…
È questo che ci fotte:
Per la paura di essere tagliati fuori, ci poniamo obiettivi sempre più alti, sempre più irrealistici e poi ci caghiamo sotto…
Ma non è la vetta a spaventarci. È l’idea di non riuscirci che ci fotte.
Hai presente l’immagine mentale di prima?
La montagna da scalare e tutti a guardarti la partenza?
L’idea è “oh cazzo, questi si aspettano che io arrivi in cima nel minor tempo possibile, senza cadere e senza graffi. Sti gran cazzi. Ciaone”
Capito il senso?
è paura di non soddisfare le aspettative e di restare fuori dalla cerchia dei ganzi e rientrare nei perdenti, che ci fotte.
“Sì Antonietta, ma io non sono in competizione, degli altri non mi frega!”
Siamo sicuri? Pensa all’ultima conquista fatta (un esame, il lavoro, l’auto nuova, il mutuo): oltre te, chi si sarebbe sentito deluso se non ci fossi riuscito?
Ecco.
La società e risultato-centrica.
E noi siamo talmente spaventati dal non raggiungere la vetta, che l’unica mossa di genio che arriva è rimanere col culo a terra.
Quindi, che si fa? Come superare la paura di fallire?
Eh. Domandona.
Ora, al netto di tutto quello che ci siamo detti. Questa domanda la farei io a te:
Come supereresti la paura di fallire?
Pensaci.
Se vivi in una società così richiestiva, dove la pressione dei pari ti fa paura di sentirti sfigato o sfigata, dove la cosa migliore che senti di fare è cagarti addosso del futuro e di ciò che sarà, qual è la cosa più sensata da fare?
Non la conosco la risposta, giuro. Posso ipotizzarne un paio:
Molli.
Ti incazzi.
Ti dici “sticazzi gli altri, sono io che lo desidero”
Fanculizzi il mondo.
Ci provi scrollando le spalle.
Accetti di poter essere un perdente agli occhi degli altri.
Secondo te qual è la strategia migliore?
“Tutto qui, Antonietta? Mi molli con una domanda? Perso nei meandri delle mie pippe?”
4. Allena la tua capacità di fallire
Certo che no.
Penso davvero che la verità sia strettamente individuale, come ti anticipavo, ma possiamo fare un piccolo allenamento per andarla a cercare e capire come superare la tua paura di fallire.
Prendi carta e penna.
Fatto?
Bbbene.
(Giovanni Muchacha style, per chi vedeva Art Attack come me un tempo).
Ti indico una serie di piccoli passi che potranno aiutarti.
1. Identifica quali sono le aree specifiche dove senti la paura di fallire (università, lavoro, casa, famiglia).
2. Adesso per ognuna di queste, scrivi accanto se sono o meno influenzate dalla FOMO e perché.
3. Su un foglio a parte, per ognuna di queste aree, traccia una linea orizzontale ai cui estremi scriverai da un lato “perdente” e dall’altro “vincente”. Fatto? Bene. (Ci ho preso gusto).
4. Rispondi per ogni area a queste domande, apponendo una X tra “perdente” e “vincente”, così come ti senti.
Come ti senti nei riguardi di te stesso, in questa area?
Come ti senti nei riguardi della tua realizzazione in questa area?
Come ti senti nei riguardi dei rapporti con gli altri in questa area?
5. Ora prova a scrivere cosa ne pensi: ti senti soddisfatto delle valutazioni che ti sei dato/a? O c’è qualcosa che vuoi cambiare?
6. Identifica e scrivi quali sono le cose specifiche che vorresti cambiare e perché.
7. Parla alla parte di te che ha ricevuto più voti bassi in questa valutazione e abbracciala. Immagina di averla di fronte a te e dille ciò di cui ha bisogno per rialzarsi e credere ancora di potercela fare.
Com’è andata?
C’è un senso molto importante a tutto ciò, ed è questo:
Potrà esserci una parte dentro di te che si sentirà perdente, ma non è per questo che perderai nel vero senso della parola.
Accettando questa parte di te, potrai diventare una persona di successo: iniziare a permetterti di perdere, ti aiuterà a superare la paura di fallire, perché nel fallimento vedrai una grande risorsa e non una scivolata su un pavimento bagnato (magari dal mocio poco strizzato).
Se vuoi approfondire insieme questo aspetto, puoi prenotare un colloquio con me, qui. In alternativa, fammi sapere se ti è piaciuto l’articolo e come è andato l’esercizio, compilando il form in basso!
Alla prossima,
Antonietta
All’inizio di questo articolo non ci speravo troppo a trovare la risposta. Ho appena subito una seconda bocciatura dopo anni non proprio sereni, a cinque esami dalla fine. Ho iniziato a leggere questo testo con il terrore insistente di non potercela mai fare. Finito l’articolo sento ancora quella voce subdola stile Gollum che rimbomba nel mio stomaco, ma si è aperto uno spiraglio di luce. Mi ha aiutato a ricordare che questa esperienza, per quanto difficoltosa, dolorosa, complessa, è mia. Non dei miei genitori, non dei parenti impiccioni, ma solo mia. Sono io che avrò alla fine gli strumenti per affrontare sfide ostiche, forte delle innumerevoli sconfitte subite. Per ognuna di queste ho pianto e sofferto, mi sono sentita una fallita centinaia di volte, e questo mi impedisce ancora troppo spesso di non vedere invece quante vittorie ho portato a casa. È una lotta continua contro quella voce, ma l’aiuto più inaspettato dato da questo articolo è il classico lupus in fabula. Grazie del prezioso consiglio. A volte la chiave per superare qualcosa è davvero saper inquadrare la prospettiva delle cose.
Beh insomma.. l’articolo l’ho trovato stimolante nella prima parte, ma quando sono arrivata alla parte dove devo abbracciare la parte di me che non crede di potercela fare onestamente mi son cadute le braccia. Non è per nulla facile e lo trovo un approccio eccessivamente semplicistico considerando tutta l’analisi fatta nelle parti precedenti dell’articolo.
Oltretutto “abbraccia quella parte di te e parlale spiegandole ciò di cui ha bisogno per rialzarsi” è ridondante, sentito e strasentito e perfettamente in linea con la società risultato-centrica delle formule miracolose e immediate per potercela fare. Mi spiace ma non ci sto.
Apprezzo l’impegno e il lavoro che c’è stato nel mettere giù questi consigli nell’articolo, non ho soluzioni migliori, se no non stavo qui a leggere ma è sconfortante che l’argomento venga trattato con questa ovvietà da chi è del mestiere.
Cara Elle, immagino il senso di insoddisfazione che trova nel leggere un articolo dal blog, con la speranza di poter trovare una soluzione. Molto spesso, gli articoli sono e restano un iniziale approccio o spunto di riflessione. L’approfondimento, poi, riguarda l’individualità del singolo, la sua intima storia che va ascoltata con rispetto, attenzione e cura nelle giuste sedi, come ad esempio in una stanza di terapia. Se non l’ha ancora fatto, la invito a riflettere su questo e, magari, a prenotare un consulto con un/a collega che possa aiutarla a trovare il benessere che merita. La abbraccio
Cara Rob, sono felice di leggere che questo spunto le abbia dato la possibilità di osservare la sua situazione da un punto di vista alternativo e con flessibilità. Le auguro di trovare sempre il meglio per sé, e laddove non dovesse riuscirci, di costruirlo! Un caro saluto