Ogni settimana che trattiamo l’argomento “metodi di studio” arriva qualche messaggio di studenti che sono stati raggirati dai soliti vendifumo sul metodo di studio.
Accade perché queste persone fanno leva su una sensibilità di un target molto vasto: gli studenti universitari.
Sia che tu sia stato fregato, sia che tu sia a caccia del tuo metodo di studio, sappi che IL METODO DI STUDIO NON ESISTE.
Ah. Tolto il dente.
Se ti fa incazzare, lo so… non è piacevole. Chi te l’ha venduto non è un esperto, sicuro al 100%. Sarà molto bravo a comunicare, a fare copy, marketing e a vendere, questo sicuro. Ma non è un esperto di apprendimento, altrimenti non ti avrebbe venduto il metodo.
Il metodo di studio universale, quello che ti serve e va bene per tutti, non esiste e chi te l’ha venduto è un ciarlatano.
E tu non vuoi affidare i tuoi esami a un incompetente, vero?!
Né tantomeno vorrai spendere soldi inutilmente, veeeroo?!
Il fatto è che dicono pure cose sensate “da studente” e catturano l’attenzione, perché raccontano storie, si mettono in prima linea, fanno ridere e si vestono sempre allo stesso modo (in modo che tu ricordi loro e il loro prodotto). Parlano di numeri, testimonianze e statistiche favorevoli, sicuro. Ma, se affini l’orecchio, non parlano di apprendimento.
“Ecco il metodo per memorizzare più in fret…”➡️ il metodo di studio non esiste.
“200 pagine in un giorno, clicca qui per saperne di p…” ➡️ il metodo di studio non esiste.
Nonesiste.
Punto.
Nein.
Zeroooh.
Esiste una serie di metodiche che possono agevolare lo studio, sì. Ma non funzionano con tutti. Perché c’è da vedere prima il funzionamento base: lo studio è influenzato da una serie di fattori neuropsicologici e psicologici! Dopo averli valutati, si può capire che metodo usare... e alle volte non è un metodo già esistente, ma viene costruito come un abito su misura.
Prendiamo il “palazzo della memoria”… il metodo dei loci… Bellissimi abiti da boutique. Scintillanti e costosi nelle vetrine dell’internet, dove gente che non è addetta ai lavori ve li spaccia come caramelle. Sono allettanti perché – ancora – sanno vendere, poi andate a casa e scoprite che vi vanno stretti sui fianchi e larghi di vita! Gran bel pacco incartato e infiocchettato.
Voglio dire: sono metodiche standard e non vanno bene a prescindere. Sono come i vestiti taglia unica, senza quegli escamotage del tessuto elasticizzato.
DAI!
Altro esempio. Girano pure i metodi che ti dicono come studiare in base al tuo stile cognitivo. E te lo valutano (abusivamente! Perché può farlo lo psicologo) on line con questionari che non sono test!
Cioè il test è una cosa scientifica che non possono avere tutti, solo gli psicologi tramite procedure specifiche… quindi se queste persone ti fanno il “test” è un gioco non è un vero test.
Comunque… qualsiasi cosa esce non possono sapere che metodo è utile per te, perché dipende da altri fattori insieme.
A esempio… Se funzioni per immagini (stile cognitivo visuale), per statuto ti si dice che non vanno bene i riassunti: perdi il tempo, le energie (e la mano). E ci sta. Però potresti essere una via di mezzo tra il visivo e il semantico, mischiato a un globale che va al particolare, con preferenza di ricordo topografico, ragionamento procedurale e lievi picchi attentivi.
Eh.
E così, dove va a finire il metodo?
A farsi f… friggere.
Garantito.
Come si trova il metodo individuale?
Si fa come un abito sartoriale: il sarto prende le misure e ti crea il vestito. Poi ti rivede per gli aggiusti e le prove.
Il metodo di studio si costruisce sulla propria persona, non si cerca come il santo graal, né si paga scaricando da internet materiale di dubbia qualità scientifica.
Potrai anche farlo, libera scelta. Ma non è materiale di professionista realmente qualificato e senza saperlo cadi nella rete del marketing spietato.
Il sarto del tuo metodo di studio è lo psicologo che si occupa di apprendimento. Nessun altro. Altrimenti è come farsi operare di appendicite da un meccanico. E tu non vuoi finire sotto i ferri di un macchinario alza-auto, vero?!
Sono sincera. Ti ho avvisat*. Poi fai tu.
Il percorso di valutazione procede per tappe
Il percorso di valutazione procede per tappe e tendenzialmente dura 4 incontri (a volte anche 6). Di seguito ti scrivo cosa si fa e queste non coincidono necessariamente con il numero di incontri: possono essere spalmate tra le varie sessioni.
Il colloquio
- La prima cosa che viene effettuata è un Colloquio con intervista sul metodo attuale, sulla giornata tipo de* student*. Il colloquio è uno strumento psicologico attraverso cui lo psicologo raccoglie alcune informazioni preziose con domande specifiche. Nel colloquio vengono identificati gli obiettivi e le motivazioni della consulenza e dello studio in generale, dai quali è possibile esplorare anche la storia accademica in modo guidato.
La valutazione
- Successivamente (o nello stesso incontro o negli incontri successivi) la valutazione procede con questionari, test e prove di studio e apprendimento. In questa fase si usano strumenti validati scientificamente che permettono di capire il “tipo” di funzionamento dell’apprendimento in modo obiettivo, specifico e onnicomprensivo di tutti i fattori connessi allo studio, così come trovato dalle recenti ricerche scientifiche sull’argomento.
Quindi si passano in rassegna gli stili cognitivi, le strategie di studio, le convinzioni legate allo studio, i livelli di ansia e resilienza connessi allo studio, la sensibilità metacognitiva, la pianificazione. Viene valutata anche l‘incoerenza strategica, che esprime quanta distanza c’è tra le cose effettivamente fatte e quelle che si credono idealmente utili. Poi, vengono effettuate, se necessario, prove di studio e apprendimento e prove neuropsicologiche per comprendere alcune funzioni esecutive (a es. attenzione).
L’Individuazione e la sperimentazione dei/l metodi/o
- Questa fase porta all’analisi di tutto ciò che è stato valutato, in modo da cucire uno o più metodi in base al funzionamento emerso. Molto spesso, come accade con gli studenti che ho seguito e che seguo, la fase della sperimentazione è trasversale a tutti gli incontri di valutazione. Questo può accadere se già al primo incontro mi è chiaro come e se è possibile sperimentare un cambio di metodo funzionale.
Perché faccio sperimentare durante la valutazione? Perché i nostri neuroni sono plastici, per statuto biologico. Quindi, la loro stimolazione al cambiamento permette anche un’applicazione pratica più sensibile e che ci fa riflettere meglio sul “come” si studia.
Il follow-up e il lavoro meta-cognitivo
- Dopo l’analisi lascio lo studente libero di sperimentare per 2 settimane, dopo di che ci si rivede in follow-up (monitoraggio) per capire come sta andando e vedere se c’è da modificare altro. In alcuni casi il percorso continua, invece, con un lavoro metacognitivo, che consiste in un percorso di consapevolezza e cambiamento di aspetti psicologici connessi allo studio e che mettono i bastoni tra le ruote.
Perché è importante questa fase, se c’è necessità?
Diciamo che io dico che ruote usare sotto un tipo di auto, in base al motore, alla scocca e alle condizioni. Dico se e quando mettere le catene e quale tipo e perché. Però se mentre guidi tu ci metti i bastoni… la macchina si ferma. “E allora le ruote non vanno bene?” Accade perché trovano un ostacolo. Esempio banale, lo so, ma non è scontato. Anche qui, è come dire: usa lo smalto gel di questa specifica marca, dopo aver messo una base specifica. Ma se tu mangi le unghie fino a fare uscire la carne viva fuori, lo smalto farà schifo.
Nella realtà del nostro studio, quegli ostacoli sono aspetti di convinzioni, fiducia, motivazioni su cui si va a lavorare metacognitivamente, cioé ci si riflette insieme per farli diventare funzionali.
Solo con questa strada è possibile arrivare al TUO metodo, che sarà flessibile in base a: tipo di esami, tuo mood e scazzo, periodo di vita.
Perché il metodo di studio non esiste, esistono i metodi efficaci individuali!
0 commenti