La metafora dell’iceberg: 3 suggerimenti per gestire la rabbia nella coppia

Autore: Antonietta Caputo
Pubblicato il: 23 Gennaio 2019

La rabbia è non solo inevitabile, è necessaria.
La sua assenza indica indifferenza,
la più disastrosa delle mancanze umane.
(Arthur Ponsoby)

Ti sei mai chiesto perché ci arrabbiamo?

Secondo lo psicologo Daniel Goleman, “le emozioni sono, in sostanza, gli impulsi ad agire, i piani immediati per gestire la vita che l’evoluzione ha infondato in noi” (1).

Nel suo libro Intelligenza Emotiva, infatti, Goleman scrive che la rabbia provoca un aumento di flusso di sangue alle mani, rendendo più facile l’azione di colpire un nemico, oppure detenere un’arma. Quando siamo arrabbiati, la nostra frequenza cardiaca aumenta e una corsa di ormoni, tra cui l’adrenalina, crea un impulso di energia abbastanza forte da comportare “un’azione vigorosa”. In questo modo, la rabbia da sostantivo diventa un processo emotivo (arrabbiarsi), “implementato” nel nostro cervello al fine di proteggerci.

L’iceberg della rabbia

Utilizzando una metafora, possiamo pensare alla rabbia come un iceberg, un grosso pezzo di ghiaccio che si trova a galleggiare nell’oceano. La maggior parte dell’iceberg è nascosta sotto la superficie dell’acqua e, allo stesso modo, quando siamo arrabbiati ci sono solitamente altre emozioni nascoste sotto la superficie. È facile vedere la rabbia di una persona, ma spesso ci sono altri sentimenti sottostanti che la rabbia nasconde.

Facciamo un esempio:

Dave credeva di avere un problema di rabbia. Quando sua moglie gli faceva delle richieste eccessive, lui la criticava aspramente. Non gli piacevano le reazioni che aveva nei riguardi della moglie, ma sentiva di non poter fare diversamente. Quando, poi, cominciò a lavorare alla sua consapevolezza, iniziò a notare uno “spazio” tra la sua rabbia e le sue azioni, aprendo la porta ad una profonda realizzazione.

In realtà, Dave non aveva un problema di rabbia: si sentiva pressato dalle richieste impossibili di sua moglie. Lavorando su di sé, cercando di capire e accettare la sua rabbia, invece di correggerla o di sopprimerla, cominciò a migliorare il suo matrimonio riconoscendo la sua rabbia come un segnale che aveva bisogno di impostare dei confini sani nel relazionarsi a sua moglie, comunicando chiaramente ciò che avrebbe fatto e non avrebbe fatto in base alle sue richieste.

Anche se riassunta brevemente, la storia di Dave sta a indicare un concetto importante. Come scrive Susan David, Dottore di Ricerca e autrice de L’Agilità Emotiva, “i nostri sentimenti possono segnalarci che dobbiamo insegnare a noi stessi qualcosa, che potremmo dare un’occhiata a importanti direzioni di vita” (2a, 2b) . Il punto è che c’è qualcos’altro sotto la superficie della nostra rabbia.

La rabbia come sentimento “protettore”

La rabbia, descritta da Paul Ekman come una delle emozioni primarie e universali (3) è descritta da altri studiosi come una “emozione secondaria”, stando al processo con cui si scatena: le persone, infatti, tendono ad usarla per proteggere i propri sentimenti reali, vulnerabili e travolgenti. Sotto la rabbia di Dave, ad esempio, c’erano stress, pressione e frustrazione; Dave sentiva che non era abbastanza buono per la moglie, quindi la sua rabbia lo proteggeva da una profonda vergogna.

Imparare a riconoscere la rabbia come sentimento protettore di altre emozioni può essere incredibilmente potente: può condurre a una consapevolezza di sé e dei propri processi emotivi e cognitivi, che consentono alle coppie, ai bambini e ai genitori di capirsi meglio e vivere serenamente le proprie relazioni.

Di seguito è rappresentato quello che Kyle Benson, counselor di coppia, chiama l’Iceberg della Rabbia, perché mostra le emozioni e i sentimenti che si nascondono sotto la superficie. Come si nota nell’immagine, a volte c’è un senso di rifiuto, altre volte solitudine, stanchezza o paura.

Immagine modificata e tradotta dall’originale

Come “ascoltare” la rabbia nella coppia

Una delle cose più difficili nell’ascoltare la rabbia del proprio partner, specialmente quando è diretta verso di noi, è che ci mettiamo sulla difensiva e non siamo propensi all’ascolto: cerchiamo di combattere, mentre a sua volta la nostra rabbia ribolle in superficie.

Se questo accade, però, rischiamo di restare intrappolati in una battaglia verbale che lascia entrambe le parti con sensazioni di essere incompresi e feriti.

Di seguito, sono elencati tre suggerimenti per ascoltare la rabbia del/la partner (da adesso in avanti la parola partner è utilizzata per indicare sia il femminile, sia il maschile).

1. Restituire la responsabilità dei sentimenti all’altro/a

gestire la rabbia. ce la possiamo fare

La rabbia del tuo partner, di solito, non è dovuta o diretta a te: si tratta, in realtà, dei suoi sentimenti sottostanti, di quello che lui o lei pensa, crede, sente…

Non prenderla sul personale, piuttosto puoi restituire all’altro/a un grado di responsabilità nel sentirsi arrabbiato/a: possiamo iniziare a pensare “si sente arrabbiato/a” e non “ce l’ha con me”.

Uno dei modi per evitare di prenderla sul personale è, ad esempio, essere curiosi e cercare di capire il perché di quel sentimento.

È molto più facile mettersi sulla difensiva e partire all’attacco anche noi, ma se provassimo a pensare “Sembra arrabbiata/o, come mai?” potremmo intraprendere un viaggio per capire le emozioni e le ragioni sottostanti.

2. Evitare di dire “Calmati!”

Nei litigi di coppia non è raro assistere ad affermazioni tipo: “Calmati!” o “Stai esagerando!”.

Affermare ciò manda al destinatario un messaggio preciso: che i suoi sentimenti non hanno importanza e non sono accettabili.

L’obiettivo del confronto, invece, non è quello di cambiare o risolvere le emozioni dell’altro, quanto piuttosto di avvicinarsi al suo iceberg di rabbia e comprenderlo, per comunicare all’altro che si sta comprendendo la sua emozione e che si accettano i suoi sentimenti.

In questo modo, la rabbia del partner potrà via via scemare e l’emozione primaria o le ragioni potranno salire in superficie.

Inoltre, aspetto molto importante, si sentirà ascoltato/a e compreso/a, e questo costruisce la fiducia nella relazione.

3. Identificare l’ostacolo

gestire la rabbia 2

La rabbia è spesso causata da un ostacolo che blocca un obiettivo.

Ad esempio, se l’obiettivo del/la tuo/a partner è quello di sentirsi speciale per il suo compleanno e il fatto che un membro della sua famiglia manca proprio quel giorno speciale lo fa arrabbiare, identificando l’ostacolo si avrà un’idea della ragione al di sotto del sentimento, evitando di interpretare il suo broncio come qualcosa che pensa contro di noi.

Il concetto di fondo è che le persone si arrabbiano per una ragione.

Sembra banale, ma anziché entrare nel vortice della rabbia insieme, è importante capire, restituendo al sostantivo “rabbia” la sua qualità di processo in divenire, causato da qualcosa.

In tal modo, non solo aiuterai a capire la rabbia, ma sarai più vicino al/la tuo/a partner nell’intero processo.

Fonti:

(1) Goleman, D. (2011). Intelligenza emotiva: Che cos’ è e perché può renderci felici. Bur.

(2a) David, S., & Congleton, C. (2013). Emotional agility. Harvard Business Review, 91(11), 125-128.

(2b) David, S. (2016). Emotional Agility: Get Unstuck, Embrace Change, and Thrive in Work and Life. Penguin.

(3) Ekman, P., & Friesen, W. V. (1971). Constants across cultures in the face and emotion. Journal of personality and social psychology, 17(2), 124.

Fonte in lingua originale

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2 righe sull’autore

Sono Psicologa e Psicoterapeuta a Milano e Online.
Nel mio lavoro di consulenza e terapia, aiuto le persone a vivere in modo soddisfacente le loro vite e le relazioni con le persone a cui sono connesse. In consulenza ai metodi di studio, supporto gli studenti universitari nelle loro carriere accademiche calibrando i metodi efficaci individuali ai loro percorsi di studio.

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