Uno studente efficace è uno studente consapevole

Autore: Antonietta Caputo
Pubblicato il: 31 Gennaio 2019

Il lunedì, su questo blog, parliamo dell’inesistenza del metodo di studio. In basso ti lascio i link agli articoli che ti spiegano perché affermo ciò. Oggi voglio parlarti di una delle cose che rende lo studio efficace: la consapevolezza.

Consapevolezza di cosa, dirai?

Piccolo spoiler:

Uno studente efficace è uno studente metacognitivo,

ossia consapevole dei suoi processi di apprendimento.

Molte ricerche nel settore della psicologia dell’apprendimento convogliano su questa asserzione, e qui ti spiego questo lasciandoti qualche riferimento agli articoli scientifici.

Oggi voglio farti guardare a questo aspetto da un punto di vista alternativo. Facciamo finta di voler godere di un panorama: oggi anziché affacciarci a una balconata come facciamo di solito, vorrei che prendessimo uno di quegli ascensori esterni e costruiti in vetro.

Per fare ciò, oggi ci viene in aiuto un Signore a me molto caro: il buon Gregory Bateson, antropologo che, con i suoi scritti, ha contribuito a un corpus di conoscenze interdisciplinari, a cui è connessa anche la psicologia. Il buon Gregory, tra i suoi scritti, ha parlato anche di Apprendimento, formulando una delle teorie più importanti del secolo scorso.

Del secolo scorso? E io voglio propinarle oggi nel 2018?

Eh sì. Ahimé, ahinoi, Gregory ci disse cose molto importanti che, insieme a cose dette da altri autori, sono state ignorate da alcuni, a fronte di una diffusione a macchia d’olio di altre concettualizzazioni strettamente moderniste (qui ti spiego cosa intendo per modernismo, focalizzandoci sul metodo di studio). Una testimonianza di ciò sono i millemila videocorsi sul metodo di studio infallibile per memorizzare 456 capitoli in 3 giorni. (Maaaaagaaaariiiiiiii).

Il punto è che non basta un’unica tecnica o metodo

a rendere lo studente efficace…

così come con un’unica chiave

non apriamo tutte le porte!

Ma un’altra spiegazione sta nel fatto che ogni tecnica è solo un piccolo tassello di un livello di apprendimento “basso”.

Ed è qui, proprio qui, che entra Gregory!

Apriamo il sipario…

Eccolo!

Carino? Strano? Elegante? Beh, secondo me è stato un pensatore e uno studioso che ha apportato tanto, ma veramente tanto, al pensiero post-modernista! Ma forse è stato compreso tardi da alcuni e da molti non compreso affatto. Poi, per dirla con un linguaggio slang giovanile: Si faceva molte se***e mentali; e per fortuna, direi! Perché, alla fine, ha aiutato molti pensatori, studiosi e professionisti a trovare una dimensione di aiuto alle comunità e alle persone in modo alternativo per l’epoca.

Comunque, sviolinate a parte, il perché ti voglio parlare di Bateson sta nel fatto che il processo di studio è strettamente interconnesso ai processi di apprendimento e alla nostra psiche. Perché l’apprendimento è psiche, la psiche è comportamento, il comportamento è apprendimento.

E cos’è questo apprendimento?

È un processo che consente un cambiamento durevole del comportamento, per effetto dell’esperienza. Pertanto, è anche un cambiamento mutevole.

Durevole e mutevole non sembrano poter convivere. Eppure lo fanno: un comportamento in un determinato contesto presume apprendimento. L’apprendimento è un processo che comporta un cambiamento. Il cambiamento diventa durevole quando la persona sa che in una determinata situazione c’è da comportarsi in un determinato modo e si comporta quindi di conseguenza. La mutevolezza sta nel fatto che, per effetto dell’esperienza, data una situazione diversa il comportamento ne viene modificato nelle sue espressioni.

Giuro che tento di rendere il concetto più semplice.

Nelle classificazioni dei livelli di apprendimento proposta da Bateson, si distinguono tre differenti livelli, più uno al quale l’essere umano non è ancora arrivato.

Livello zero

A questo livello l’apprendimento è di tipo associativo, definito anche semplice o meccanico, fondato principalmente sulla reazione stimolo – risposta, che dà origine alla formazione di abitudini.

Livello uno

A questo livello, Bateson fa specifico riferimento all’apprendimento di tipo istituzionale classico: l’insegnante stabilisce cosa deve imparare l’allievo, definendo i ritmi e la qualità dell’insegnamento. Questo tipo di apprendimento – detto anche complesso – coinvolge funzioni superiori dell’apparato psichico come la percezione, l’intelligenza e, in generale, i processi cognitivi propri dell’uomo.

Livello due

Con questo livello Bateson si riferisce a funzioni di valutazione complesse e sofisticate, quali, ad esempio, la consapevolezza della propria consapevolezza, la capacità di provare sentimenti sui propri sentimenti, o la capacità di pensare ai propri modi di pensare. Si tratta di una forma di apprendimento  in cui la persona “impara ad imparare”, facendo esperienza e modificando le risposte in relazione alle esigenze del contesto. Esso rappresenta “la differenza che fa la differenza” nella qualità delle risposte comportamentali messe in atto da una persona.

Livello 2: Imparare ad imparare

Livello 1: Insegnamento istituzionale – direttive/trasferimento di conoscenze

Livello 0: Stimolo – risposta

Quindi, qual è la differenza che fa la differenza, se applichiamo queste concettualizzazioni ai  metodi di studio?

Il metodo di studio infallibile potrebbe nascere al livello 0 e situarsi al livello 1, dove qualcuno impone o trasferisce la sua conoscenza su di noi (a pagamento con i video-corsi, o via istituzionale) e noi la applichiamo meccanicamente.

Ma la vera conquista, la vera risorsa, l’esplosione più figa possibile, è l’arrivo dello studente al livello 2: sarà consapevole di come si apprende, avrà la consapevolezza di come funzionano i suoi processi di apprendimento e quella di sapere di poterli cambiare, adattare, abbinare in modo flessibile in base alle varie variabili nel gioco del processo dello studiare! Allora sì che sarà uno studente efficace, perché sarà consapevole… Consapevole di cosa? Del suo processo di apprendimento: avrà imparato a imparare. Avrà appreso ad apprendere!

E allora, a questo livello, della sola motivazione che ce ne facciamo? Non sarà più utile pensare alla motivazione, né alla tecnica da utilizzare, né solo al prof. cattivone. Uno studente che sarà al livello due, avrà in sé la consapevolezza di poter giocare con i suoi modi d’imparare, modificando le sue abitudini giorno dopo giorno!

Non esiste il metodo di studio universitario.

Esistono i metodi efficaci individuali! 😉

Ti è piaciuto l’articolo? Se pensi che possa servire a qualcuno condividilo!

A proposito, puoi seguirmi anche sui social

Ti aspetto!

2 righe sull’autore

Sono Psicologa e Psicoterapeuta a Milano e Online.
Nel mio lavoro di consulenza e terapia, aiuto le persone a vivere in modo soddisfacente le loro vite e le relazioni con le persone a cui sono connesse. In consulenza ai metodi di studio, supporto gli studenti universitari nelle loro carriere accademiche calibrando i metodi efficaci individuali ai loro percorsi di studio.

Se vuoi approfondire il mio curriculum e il mio lavoro, clicca qui.

Altri articoli su: Il metodo di studio non esiste

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *